Archivio per elezioni europee
Tre domande e tre risposte.
Posted in articoli pubblicati sul blog with tags anticapitalismo, comunismo, elezioni, elezioni europee, mantovani, partito della rifondazione comunista, pdci, politica, prc, rifondazione, rifondazione comunista, sinistra on 11 giugno, 2009 by ramon mantovaniAl di la dei particolari nazionali dovuti a questioni interne, come le dialettiche governo – opposizione in molti paesi e la tenuta, in Italia, del PDL e l’avanzata irresistibile della Lega, cosa c’è alla base di un simile sommovimento? Perché è innegabile che il sommovimento ci sia. E se si vede bene nei dati elettorali si dovrebbe vedere ancor meglio nella crescita enorme dell’astensionismo. Cosa c’è? Formule e formulette politico-istituzionali? Capacità di leader? Divisioni o unità dei partiti e delle coalizioni? Nessuna di queste risposte è in grado di afferrare la realtà. Nemmeno quella che ci riguarda più da vicino e che in Italia va per la maggiore può interpretare seriamente la realtà. Per esempio, e sia detto per inciso, se è l’unità mancata della sinistra il motivo della sconfitta, perché in Grecia, in Portogallo e in Francia la sinistra divisa ottiene rispettivamente il 14 %, il 21 % e il 13 %?
Ho sostenuto per iscritto e in tutta la campagna elettorale che lo avremmo raggiunto. Ci credevo. E ci credevo, nonostante tutto, perché pensavo che il combinato disposto della natura realmente unitaria della lista, della chiarezza delle proposte e dell’uso corretto della simbologia non mimetica, avrebbe garantito il 4 %. Mi sono sbagliato. E’ inutile negarlo o mascherarlo. Ma continuo a pensare, e a chiedermi, se si potesse fare diversamente. La risposta è no! Cosa sarebbe successo se avessimo riprodotto, nei fatti, la lista dell’arcobaleno. La risposta è sempre la stessa anche se indimostrata: avremmo perso ugualmente ma al contrario di oggi avremmo solo un cumulo di macerie. Poi si può discutere dei dettagli, anche importanti, ma che non bisogna mai scambiare per il centro dei problemi. Parlo del fatto che il corpo militante ha fatto più la campagna per le amministrative che per le europee. Che le liste avrebbero potuto essere migliori. E così via.
Seconda domanda. Questa sconfitta è la fine? Io penso di no. Mi sbaglierò ma penso davvero di no. Però è verissimo che la battaglia per la sopravvivenza in Italia di una formazione politica comunista ed anticapitalista non è vinta. Anzi.
Per rispondere a questa domanda in modo corretto bisogna prima riconoscerne la legittimità. Io penso che sia legittima. E rispondo di si.
Il nostro accordo unitario e le nostre liste.
Posted in articoli pubblicati sul blog with tags anticapitalismo, comunismo, elezioni europee, mantovani, pdci, politica, prc, ramon mantovani, rifondazione, rifondazione comunista, sinistra on 29 aprile, 2009 by ramon mantovani
Vale la pena, prima di entrare nel vivo della campagna elettorale, chiarire alcuni aspetti dell’accordo politico che ha dato vita alla lista anticapitalista e comunista e sviluppare alcune riflessioni circa le liste e la conduzione della campagna elettorale. Ed è bene parlare chiaro senza fare demagogia ed imbrogliare gli elettori.
1) L’accordo, ben testimoniato dal documento programmatico che invito tutte e tutti e leggere attentamente su www.unaltraeuropa.it , è una proposta politica per l’Europa. Non è un cartello elettorale. Non è, cioè, fondato sulla necessità di sommare i voti di forze diverse con idee e programmi diversi e perfino contrapposti al solo scopo di superare il quorum. Su Maastricht, sulla NATO, sui progetti di costituzione europea, sulla critica delle politiche finanziarie e monetarie dell’UE, sulle proposte anticapitaliste per un’uscita a sinistra dalla crisi e sull’appartenenza allo stesso campo di partiti del gruppo della Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica il documento è nettissimo. Lo è perché l’accordo è reale. Posso testimoniare che non abbiamo dovuto trovare nessuna formula ambigua per conciliare posizioni diverse su questi temi.
Davvero non vorrei si sottovalutasse questo dato o dandolo per scontato, perché scontato non era, o considerandolo un dettaglio secondario. Al Parlamento Europeo le elette e gli eletti della nostra lista dovranno votare e confrontarsi su questi temi e non su altri. La coesione politica raggiunta è un motore importante per l’unità ed è un vero contributo sia al GUE/NGL sia al Partito della Sinistra Europea.
La lista, però, non è una unità organica fra le forze che vi partecipano. Non è un’unificazione. Sulla politica interna, sulla concezione del comunismo e della sinistra, sulla stessa idea di cosa debba essere una forza politica comunista oggi, permangono significative differenze fra le forze e all’interno delle stesse. Negarlo, oltre che inefficace sarebbe un grave errore politico. La questione del rapporto col centrosinistra sia a livello nazionale sia a livello locale, quella del rapporto con le istituzioni e con i movimenti e così via, sono questioni aperte. Proclamare l’unificazione per scoprire divisioni pochi mesi dopo le elezioni non sarebbe un buon servizio alla causa dell’unità, bensì il contrario. Che piaccia o non piaccia questa è la realtà e con la realtà bisogna sempre fare i conti.
Il preambolo del documento, però, dice “Le forze che danno vita alla lista si impegnano a continuare il coordinamento della loro iniziativa politica anche dopo le elezioni europee”.
E’ l’impegno a considerare la lista come un primo passo unitario e a coordinarsi nell’iniziativa politica in Italia anche dopo le elezioni. Farlo è necessario perché nessuno pensa che le differenze e le divisioni debbano esserci in eterno. Ma farlo senza improvvisazioni ed inutili competizioni egemonistiche è imprescindibile per farlo davvero bene. Con pazienza, calma e soprattutto sulla base di esperienze di lotta unitarie e di discussioni serie ed approfondite.
Per altro con Sinistra Critica e con il Partito Comunista dei Lavoratori, come con tante compagne e compagni esterni alla lista, sarà necessario ri-costruire un rapporto politico che, nel rispetto delle posizioni di tutti, inverta la tendenza alla frammentazione. Ma questo è un lavoro del dopo elezioni.
La campagna elettorale deve essere condotta sui problemi sociali prodotti dalla crisi, in sintonia con le lotte. Deve mettere al centro le proposte marcatamente anticapitaliste e la nostra idea dell’Europa. E deve, infine, chiarire le reali e forti differenze con il Partito Democratico e con Sinistra e Libertà e tutte le altre liste.
Sarebbe catastrofico che la campagna elettorale si incentrasse sui diversi progetti politici del prc o del pdci o su altri ancora. Queste cose interessano, forse, qualche migliaio di militanti ed attivisti ma non milioni di elettori.
2) Le liste sono ora note ed ognuno le può giudicare. Non sono liste di ceto politico e non ci sono specchietti per le allodole. Le persone che le compongono, iscritte ai partiti o meno, non rappresentano solo se stesse. Sono espressioni reali di realtà di lotta, di movimenti e di impegno in battaglie culturali coerenti con la natura dell’accordo e con le proposte politiche formulate nel documento.
Non è un mistero per nessuno che Rifondazione avrebbe preferito liste più contrassegnate dalle esperienze di lotta e senza i segretari di partito e che il pdci, invece, avrebbe preferito l’indicazione di un primo passo verso l’unificazione dei comunisti e, conseguentemente, la presenza dei segretari anche in tutte le teste di lista. E’ stato uno scoglio difficile da superare rispettando le reciproche posizioni. Ma credo sia stato superato sulla base di una mediazione che tutti possono capire leggendo le teste di lista e le liste.
Vorrei testimoniare che al tavolo delle trattative non ci sono stati veri momenti di tensione e spaccatura e che tutti hanno cercato di farsi carico dei problemi posti dagli altri.
Alcuni problemi sono stati assunti da tutti unitariamente. Per esempio il 50 % dei non iscritti ai partiti e la rappresentanza di genere, oltre all’offerta di candidature di partito legate ad esperienze di lotta e capaci di raccogliere consensi.
Ovviamente si sarebbe potuto fare meglio. Questo vale sempre. Ma posso testimoniare che diverse persone di alto valore simbolico ed espressione di lotte pur non avendo accettato, per svariati motivi, di candidarsi non hanno manifestato dissenso verso la lista ed i suoi obiettivi e, al contrario, la voteranno e sosterranno in campagna elettorale. Qualche problema, invece, c’è stato con alcune, pochissime, persone che avevano posto rigide condizioni circa un’impossibile garanzia di elezione e circa una precisa postazione nella lista. Problemi fisiologici, direi, dati i tempi che corrono e l’esasperata personalizzazione della politica. Ma si tratta davvero di casi isolatissimi.
3) C’è, infine, la questione delle preferenze. Personalmente penso da sempre che il sistema delle preferenze sia quanto di peggio possa esistere. Per molti motivi. Producono campagne personalizzate fino all’inverosimile e competizione all’interno della lista più che con gli avversari. Sono una falsa scelta perché normalmente premiano chi ha più soldi ed è più conosciuto a scapito della qualità e competenza degli eletti. Producono un controllo dei voti capillare da parte di cosche mafiose e clientelari fino a rendere il voto non più segreto. E potrei continuare.
Ma ci sono. E bisogna farci i conti.
E’ evidente che la nostra lista eleggerà, superando il 4 %, 3 4 o, bene che vada, 5 parlamentari. I candidati sono 72.
Chiunque capisce, sempre che sia dotato del minimo buon senso, che è non solo legittimo ma anche giusto e sacrosanto che il PRC, ma vale anche per il pdci e socialismo 2000, aspiri ad avere eletti.
Per questo, in modo del tutto trasparente perché è visibile nella lista, è stato raggiunto un accordo su pochissime doppie candidature, e la direzione del PRC ha votato un’indicazione su alcune candidature sulle quali concentrare le preferenze.
Sono indicazioni, null’altro che indicazioni. La libertà degli elettori è fuori discussione. E nessuno si straccerà le vesti se qualcuno di non indicato avrà le preferenze per essere eletto.
Sarebbe, invece, sbagliato lasciare le cose al caso e scoprire il giorno delle elezioni che, solo per fare un esempio astratto, il prc o il pdci non hanno nessun eletto perché hanno diviso equamente le preferenze fra tutti i propri candidati.
Spero che la competizione, perché con le preferenze la competizione è inevitabile, non prenda il sopravvento a scapito dell’unità raggiunta e dell’incisività della lista nella vera competizione con gli altri partiti e liste.
La battaglia che facciamo è per la sopravvivenza in Europa e in Italia di una rappresentanza parlamentare anticapitalista e comunista. E soprattutto per far vivere nel futuro i nostri ideali e la nostra idea di un altro mondo.
Non dimentichiamolo.
Buona campagna elettorale a tutte e tutti.
ramon mantovani
Elezioni europee: una proposta per unire, per raccogliere consensi, ma senza imbrogliare.
Posted in articoli pubblicati sul blog with tags comunismo, diliberto, elezioni europee, mantovani, pdci, politica, rifondazione comunista, sinistra, sinistra critica, sinistra democratica on 13 febbraio, 2009 by ramon mantovaniLa direzione del Partito della Rifondazione Comunista ha licenziato un documento importante, frutto di una lunga ed elaborata discussione, sulle prossime elezioni europee.
Prima di ogni altra cosa mi preme sottolineare che si tratta di una proposta articolata, chiara, che è stata discussa dentro la direzione del partito senza essere anticipata sui mass media. Questo metodo, che ovviamente vale per proposte importanti come questa e non per le semplici ed ordinarie prese di posizione in linea con scelte già compiute, ha il vantaggio di permettere ad ogni compagna e compagno di partecipare alla formazione delle decisioni senza essere costretto/a, nei fatti, ad appoggiare o respingere quanto annunciato dal segretario in televisione. Bisogna sapere che ha anche lo svantaggio di essere poco visibile sui mass media che amano solo le “anticipazioni” e le semplificazioni. Ma è un prezzo che bisogna pagare per rispettare la democrazia e soprattutto per avere decisioni realmente condivise.
Il documento politico (visibile sia su Liberazione del 12 febbraio sia sul sito del PRC) è esplicito, non aggira problemi, ed è fortissimamente unitario.
Ovviamente c’è da attendersi che i mass media, nelle prossime settimane, tentino di ridurre di nuovo la discussione a beghe e manovre fra leader e sigle varie. Come c’è da attendersi che ne vengano fornite più o meno malevole diverse interpretazioni. Non bisogna spaventarsi e lasciarsi sviare nella discussione.
Mi interessa, in questa sede, dire la mia opinione su alcuni punti salienti del documento e della discussione sulla scadenza elettorale europea del prossimo giugno.
1) la proposta di una lista unitaria è congegnale al superamento dello sbarramento? E’ l’adunata, la sommatoria, il cartello di sigle sulla base del terrore di non riuscire a superare lo sbarramento? La mia risposta è no! Non solo perché c’è l’ambizione a superare agevolmente lo sbarramento. Soprattutto perché è una proposta che tenta di unire sulla base di una politica e di precise discriminanti. Sia nell’analisi della situazione e dei prevedibili sviluppi della crisi capitalistica sia nei confini indicati è offerta alla discussione delle forze politiche, delle realtà di movimento e dei singoli militanti la ricerca di una reale convergenza politica e programmatica. Senza un confronto serio su questo ordine di problemi ci sarebbe solo la discussione sul contenitore e si farebbe una campagna elettorale confusa e contraddittoria. Per avere la capacità di raccogliere tanti voti bisogna che la lista abbia un’anima, che trasmetta la sensazione che chi vi partecipa lo fa per una battaglia condivisa veramente, che ci sia il massimo di chiarezza. Quindi, anche se in tempi rapidi, è necessario che alcuni punti, fino ad ora controversi, siano sviscerati ed affrontati con spirito unitario ma senza nasconderli o, peggio ancora, trattarli superficialmente. Perché elettori e militanti non sopporterebbero l’ennesimo imbroglio. Non tollererebbero che all’indomani delle elezioni la esibita unità si rivelasse falsa alla prima votazione problematica nel parlamento europeo. Ed anche perché superare realmente importanti divergenze può essere alla base di un processo unitario di più lungo respiro mentre far finta che le divergenze non esistono sarebbe certamente un ostacolo insormontabile, il giorno dopo il voto, per una unità strategica.
Vorrei far notare che tutto ciò è esattamente il contrario della ventilata lista di sinistra di cui discutono Sinistra Democratica, Movimento per la Sinistra e Verdi. Che in alcune versioni sarebbe anche composta da Radicali e Partito socialista. E che, comunque, avrebbe come confine una scelta ideologica precisa: quella anticomunista. Oltre a dividersi, nel caso di elezione di parlamentari, in tre, o forse quattro, diversi gruppi parlamentari.
L’aver parlato chiaro e proposto il proprio punto di vista non è intento egemonico. E’ bene che altri punti di vista e proposte siano avanzate nella chiarezza, senza diplomatismi ed infingimenti. Se ne discuta fraternamente sulla base della pari dignità. Ci sono tutte le condizioni per costruire, come ho già detto, una reale convergenza. Non bisogna avere paura di questa sfida.
2) Rifondazione Comunista ha un progetto politico. Oserei dire che il binomio rifondazione comunista è un progetto politico. Un progetto che si alimenta di un’analisi del capitalismo contemporaneo, della scelta di una precisa collocazione nel movimento mondiale contro la globalizzazione e del profilo politico di un partito che si è autocriticato pesantemente per l’esperienza dell’ultimo governo Prodi e che ha scelto di rimettere il baricentro della stessa attività di partito nella ricostruzione dei legami sociali, della solidarietà degli oppressi, per uscire dalla crisi dal basso e a sinistra.
Questo progetto non può e non deve in nessun modo essere pregiudicato da scelte elettorali confuse o, peggio ancora, volte a realizzare altri progetti.
Il campo delle forze a cui noi rivolgiamo questa proposta è chiaramente indicato. Si tratta di forze politiche come il Pdci, Sinistra Critica, il PCL e di realtà organizzate in associazioni interne ai percorsi del movimento no global e di persone legate alle lotte e ai movimenti locali e globali di tutti questi anni. L’invito è a discutere insieme. Non c’è l’idea che i partiti trovano la loro quadra e poi inseriscono qualche personaggio non iscritto affinché svolga la classica ed inutile funzione di fiore all’occhiello.
Non si deve ignorare che ci sono altri progetti politici nel campo delle forze sopraindicato. Bisogna solo verificare quanto siano diversi e se la loro convivenza e reciproco rispetto in una lista comune sia effettivamente possibile.
In altre parole, per fare un esempio chiaro, esiste anche il progetto dell’unità comunista avanzato dal PdCI o quello della costituente di un nuovo partito anticapitalista avanzato da Sinistra Critica.
Io penso che siano progetti rispettabili e che abbiano una logica.
Credo che possano tranquillamente convivere nella lista che proponiamo e credo che la costruzione di un programma comune alle elezioni europee favorisca un confronto fecondo tra i diversi progetti.
Penso, invece, che dire che la lista si fa per costruire un unico partito comunista o che si fa escludendo la partecipazione a tutti i governi locali sia il modo migliore per arrivare a nuove e definitive divisioni. Detto per inciso sarebbe anche un regalo per la costituente lista della sinistra light.
Per essere chiaro fino in fondo io non solo non escludo ma auspico che non ci sia più una pletora di partiti che si richiamano al comunismo. Così come mi pare che, per essere esplicito anche sul versante di Rifondazione, ci siano giunte dalle quali bisognerebbe essere già usciti, come quelle della Campania e della Calabria, ed altre nelle quali non bisognerebbe entrare, come quella di Bologna prossima ventura.
Ma non è sul terreno delle elezioni europee che si può avanzare su queste questioni.
Le divergenze ci sono e sono dovute a progetti strategici e perfino a concezioni di partito antitetiche fra loro. Dire, come ripete sempre Diliberto, che il governo Prodi è caduto a causa della nascita del PD, che la sconfitta elettorale è colpa dell’autosufficienza di Veltroni e che se si sostituisse quest’ultimo con un altro leader si potrebbe rifare subito il centrosinistra è coerente con il progetto del PdCI ma è lontanissimo dal nostro e da quello di Sinistra Critica.
Proclamare ai quattro venti l’unità comunista e scoprire la divisione sul rapporto col PD dopo pochi mesi sarebbe catastrofico.
Non si può chiedere al PdCI, a Sinistra Critica o ad altri di rinunciare al proprio progetto ma non si può e non si deve chiedere a Rifondazione Comunista di rinunciare al suo.
Il PdCI pensa che ci voglia un unico partito comunista? Bene. Sinistra Critica pensa che si debba uscire da tutte le giunte e che vada costruito un nuovo partito anticapitalista con certe caratteristiche? Bene. Ma intanto si faccia la lista unitaria giacché ci sono tutte le condizioni programmatiche per farlo, si stia insieme nelle lotte, si conducano campagne insieme, ci si coordini. Ma, nel contempo, si discuta delle divergenze politiche e di quelle culturali. Con calma, con pazienza, seriamente ed approfonditamente.
Perché precipitare tutto alle elezioni? Perché la lista unitaria dovrebbe essere preclusiva dei progetti del PRC, del PdCI e di Sinistra Critica se tutti gli eletti andranno nello stesso gruppo parlamentare e se saranno vincolati su un programma ampiamente condiviso? E soprattutto perché alienarsi l’adesione ad una lista di tante associazioni, centri sociali, sindacalisti e così via collegando alla lista un progetto politico escludente?
3) Il simbolo. E’ l’ultima delle cose. Noi chiediamo che si parta, e non che si arrivi, nella discussione dal simbolo di Rifondazione Comunista. Sia perché è stato comune a molti sia perché è sempre stato il più votato e conosciuto. Perfino da un punto di vista strettamente elettorale sarebbe un grave errore inventare un simbolo nuovo che, anche contenendo la falce e martello, risulterebbe estraneo nella percezione di milioni di elettori. Quando si dice “a partire” si dice che si può integrare, modificare e rendere riconoscibile per tutti. Non basta? Discutiamone, ma non se ne faccia una questione di vita o di morte. Non lo capirebbe nessuno.
ramon mantovani